VASCO ASCOLINI
2021
29 foto d’epoca ai sali d’argento stampate personalmente dal maestro reggiano e selezionate fra tre dei temi a lui più cari: la scultura, le scene di teatro, le immagini di luoghi.
Se la fotografia possiede spesso l’inquietante proprietà di trasmutare la vita in artificio, nella direzione opposta procede l’immagine di Ascolini, che all’artificio è capace di conferire qualità vivente. Le statue delle sue foto, non importa se assai belle o mediocri, paiono sempre pervase da una ricchezza interiore, da un pathos, e anche da una specie di coscienza del proprio essere, che ce le fa sentire stranamente familiari e toccanti. Lo stesso avviene con i suoi scatti sui bianchi volti del mimo e del Kabuki, statue o maschere a loro modo, così totalmente aliene dalla vita ordinaria; e lo stesso avviene persino nelle vedute urbane, che da luoghi degli uomini si trasformano in presenze distinte, comprese della propria pensosità e dotate di umore, carattere, temperamento. Quasi mai un essere umano vero e proprio, a ben guardare, nell’opera di questo artista; una tra le più cariche di umanità, tuttavia, che sia dato incontrare.
Nato a Reggio Emilia nel 1937, nel 1965 incomincia regolarmente a fotografare acquisendo in breve, anche grazie all’amicizia con Stanislao Farri, un importante bagaglio tecnico. Nel 1973 – e fino al 1990 – è fotografo ufficiale del Teatro Municipale di Reggio. Foto realizzate nel corso di tale periodo di collaborazione sono oggi al Metropolitan Museum di New York, al MOMA (Departement Performing’s Arts), al Guggenheim ed in numerose altre istituzioni pubbliche americane, europee, estremorientali. Nei primi anni 80 Ascolini si appassiona al tema dei reperti museali e dell’architettura del passato; contemporaneamente si apre per lui un significativo ciclo di mostre internazionali: New York, Grenoble e, nel 1983, Chalon-sur-Saône, al Musée de la Photographie Nicéphore Niépce. Nel 1985 è al Lincoln Center di New York con una grande retrospettiva sul suo lavoro teatrale e nel 1989, ad Aosta, ha un esposizione curata da Ernst Hans Gombrich, che nell’occasione scrive per lui il solo testo critico di fotografia, se si eccettua quello su Henri Cartier-Bresson, della propria carriera. Questo evento ha un gran peso nel percorso dell’autore, che da quel momento è chiamato a impegni assai importanti, soprattutto in Francia e negli Stati Uniti. Nel 1990 la direttrice del Musée Réattu di Arles, Michèle Moutashar, gli affida l’incarico di fotografare la città. Tale lavoro sarà oggetto l’anno successivo, ai Rencontres Internationales de la Photographie d’Arles, di una mostra personale, in occasione della quale egli riceverà la Médaille de la Ville d’Arles. Durante gli anni 90 Ascolini ottiene incarichi per realizzare, a Parigi, lavori sui musei Carnavalet, Rodin (a Parigi e a Meudon) e Louvre; sul Parc Saint-Cloud, sul Parc Royal e i Jardins des Tuileries, e sull’Ecole Nationale des Beaux Arts. Esegue cicli fotografici al Musée Réattu di Arles, ai giardini e al castello di Versailles, e nella città vecchia di Nizza. In Italia riceve commissioni dai comuni di San Giovanni in Persiceto, Aosta e Mantova, e dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei. Nel 2000 partecipa alla mostra D’après l’antique, prima rassegna del Louvre interamente consacrata all’arte della fotografia. Nello stesso anno viene insignito del titolo di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres della Repubblica di Francia. Nel 2007 Reggio Emilia gli dedica una grande retrospettiva a Palazzo Magnani. Dal 1983, sue importanti personali sono state tenute da musei e spazi espositivi in Italia, Stati Uniti, Francia, Canada, Finlandia, Portogallo, Grecia, Svizzera, Egitto. Fra le tante istituzioni che custodiscono le sue opere, ricordiamo il Victoria and Albert Museum di Londra, il Centre Georges Pompidou, il Musée Carnavalet, il Musée du Petit Palais, e la Maison Européenne de la Photographie di Parigi, la Texas University di Austin e la Gernsheim Collection di Lugano. Vasco Ascolini vive e lavora a Reggio Emilia.