In esposizione tavole in velatura di tempera, foglia d’oro e grafite, e incisioni realizzate senza torchio, mediante la tecnica del baren, o cucchiaio giapponese. il confronto fra le due produzioni, ascrivibili rispettivamente ai generici ambiti dell’astrattismo geometrico e del figurativo, trae ragione dall’efficacia con cui, in entrambi i casi, l’artista veneta si mostra capace di far vivere il principio costruttivo che conferisce carattere e risonanza emotiva all’opera – la sua anima, per impiegare un’immagine consueta. Nelle tavole la scansione delle forme colorate, fondata su un’impostazione bidimensionale e sull’uso di false prospettive, riesce a tradursi nell’allusione a uno spazio concentrato e ideale, sovente spirante una sacralità che in maniera inattesa pare richiamarsi ad atmosfere medioevali. Le incisioni, incentrate sull’insolito tema degli insetti, sortiscono sul versante figurativo un esito equivalente, riportando con un segno nitido e sempre sicurissimo tutte le attitudini, le posture e le movenze caratteristiche di queste piccole creature, in un modo che ce ne fa’ avvertire l’articolazione, la flessibilità dei giunti, il meccanismo funzionale.